Marco da Caderzone

... Villico - Messer Notaro Bertelli, eccellenza  Massaro, mi sapete spiegare che sta succedendo? Perché le campane suonano con codesto straordinario vigore? Sembra tintinnio festante e del resto non vedo fumo d’incendio e non ho sentito di colonne di soldati di ventura in avvicinamento. Dev’essere allora notizia lieta. Forse uno dei Lodroni Conti intende prender moglie oggi? O ad altro di essi è nato uno mascolo? O al vecchio conte Paride è tornato il vigore virile e lo vuol far sapere a tutte le donne del  feudo?

Bertelli - No, nulla di tutto questo. Oggi, grazie a Dio … (tronfio) e al mio ardimento … sto per restituirvi la libertà. La libertà, capite? Sapete cos’è la libertà, vero?

Villico - Ma io, ecco …

Bertelli - Suvvia umile villico, ditemi la vostra, non fatevi  pregare!

Villico - A dire il vero, Eccellenza, non so bene di cosa si tratti. Sapete? Il buon vescovo, attraverso le vostre mani (che mai mi sognerei di definire rapaci) e le vostre parole, ci impone decime, tasse di tutti i tipi e giornate di lavoro per costruir ponti e sistemar strade e argini; il conte Paride di suo ci chiama e ci arruola a forza  ogni volta che gli gira il pirlo di guerreggiare. Anche Dio, per il tramite di uomini che hanno ricevuto la sua grazia, non fa altro che trasmetterci divieti, ultimamente pare anzi che il curato goda particolarmente a minacciarci col fuoco dell’inferno e con i tormenti eterni che ci aspettano …  ecco … forse, a volte, mi sento un po’ libero tra le quattro mura della mia povera casa … (riflette) anche se voi non conoscete quella megera di mia moglie. Ma … No, ecco, a pensarci bene non so proprio cosa sia la libertà, è un bene che non ho la fortuna di possedere. E, (mettendo una mano al lato della bocca per non farsi sentire da altri) se ci penso bene, soprattutto c’è il signorotto Marco che ci obbliga a fare, a tacere, a subire i suoi soprusi, le angherie, ci fa suoi complici o sue vittime, dobbiamo sopportare e stare in silenzio o negare quando voi, eccellenza Massaro Bertelli, ci interrogate a proposito dei suoi misfatti. Avete visto cos’è successo a mastro Biagio Sartor. Ha trovato coraggio, lo ha denunciato …  L’incosciente! Non sono bastate le mura del castello di Stenico per proteggerlo. Marco lo ha stanato e ucciso come un cane. La stessa sorte capitata del resto a Graziadeo da Pelugo, immolato sotto i colpi delle spade dei sicari, a prete Giovanni, avvelenato, a Antonio de Vale, sgozzato, a Giobatta Braga di Vadaione, a Pizino mulattiere di Pinzolo, a dodici cavalieri della valle di Sole e a chissà quanti altri che non sappiamo. Io, ogni volta che sento raccontare di uno morto per violenza o veleno, penso a questo terribile e sinistro personaggio. Sono terrorizzato e al solo nominarlo e mi si rizzano i peli delle orecchie. Ecco, vedete, ho fatto male a parlare con voi. Spero che nessuno ci abbia sentito. Non sono libero nemmeno di parlare …

Libri: Marco da Caderzone