Il gambero di fiume

 

Si fermò davanti alla chiesa di Sant’Antonio, scese da cavallo ed entrambi bevvero alla fonte che sgorgava appena a lato. Poi Simone si avvicinò al gigantesco San Cristoforo dipinto sulla facciata principale e protetto dalle larghe gronde del tetto a due spioventi, gli fece un gesto amichevole, quasi si trattasse di un essere in carne ed ossa, ed entrò nella chiesa. Era fresca, quasi fredda per il contrasto con la temperatura esterna. Poca luce filtrava dalle piccole finestre ogivali. Era un luogo spoglio e tranquillo. Simone pensò che potesse avere qualcosa in comune con l’idea di Paradiso di Nicola.

Fece il segno della croce e disse una preghiera. Pensò di aver fatto male a tenersi il gambero e decise, per ora, almeno di chiedere perdono a Dio.

I suoi ragionamenti non seguivano in quel momento un filo preciso. Si ritrovò a scorrere con lo sguardo i dipinti sulle pareti, interrotti soltanto da due piccoli altari laterali, dedicati ai santi Giacomo, Filippo, Fabiano, Sebastiano e Rocco e che custodivano teche zeppe di reliquie di un numero imprecisato di altri uomini pii. Con una tale folla di protettori non c’era proprio nulla da rischiare, lì dentro. Se poi sommava l’autorità del Cristoforo esterno e del potentissimo Sant’Antonio, titolare di chiesa e altare maggiore, si sentiva proprio in una botte di ferro. Abbozzò un leggero sorriso, come tutte le volte che veniva colto da pensieri innocui ma non troppo ortodossi.

Continuò a scorrere i dipinti. Quelli esterni li aveva osservati attentamente un’infinità di volte. Raccontavano per immagini la storia di Sant’Antonio a beneficio suo e di tutti gli analfabeti. Lì dentro, invece, c’era stato poche volte. Non era la sua chiesa.

La sua attenzione si fermò all’improvviso sul dipinto nella nicchia alla sua sinistra.

Non aveva mai fatto caso a quei particolari.

Vi era raffigurata l’Ultima Cena.

Gesù stava al centro, Giovanni alla sua destra aveva un’espressione dolce e addolorata, gli altri apostoli discutevano fra loro e, all’estremità, Giuda aveva la faccia turpe di chi conosce già cosa succederà dopo.

Davanti a loro c’era un tavolo imbandito, riprodotto con una prospettiva strana e molto ingenua: come negli abbozzi dei bambini, non si capiva se era visto dal davanti o da sopra.

Tra coltelli, pani, stoviglie e numerose altre vivande risaltava, sparso sul tavolo, un gran numero di gamberi di fiume.

IL GAMBERO DI FIUME